5 motivi per passare al cloud: più profitti meno costi

da | Gen 10, 2023 | Rivoluzione Agile

È più costoso ospitare gli strumenti on-premise o nel cloud?

Se lo si chiede a una decina di persone le risposte saranno tutte diverse. Per quanto le aziende tendano a considerarla una domanda semplice, si tratta in realtà di un interrogativo piuttosto complicato.

In termini di costo mensile dell’abbonamento al cloud e delle licenze software, il cloud sembra in genere più costoso.

Se consideriamo i costi aggiuntivi della migrazione dall’ambiente on-premise, il cloud sarà quasi sempre un investimento a breve termine più costoso.

Se, invece, consideriamo il valore a lungo termine, l’ambiente on-premise inizia ad apparire non più come una scelta più economica, ma come un fattore di costante erosione dei profitti.

Questo perché il prezzo dell’ambiente on-premise è solo la punta di un iceberg che nasconde costi reali molto più elevati di quanto si possa pensare.

Solo pochi minuti o poche ore di tempo di inattività comportano un costo fino a tre volte maggiore rispetto a un anno di abbonamento al cloud.

Le risorse e il tempo del personale IT possono essere dimezzati con il passaggio da un ambiente off-premise a cloud e questo senza tenere nemmeno conto delle spese operative e del costo delle risorse in eccesso (che ha un impatto sulla maggior parte delle aziende on-premise).

costo cloud on permise

Di fatto, definire il giusto numero di server attraverso il passaggio al cloud comporta un risparmio medio annuo sui costi di circa il 30%, secondo un recente studio condotto su 35.000 server.

Il costo del software concesso in licenza ma inutilizzato negli Stati Uniti e nel Regno Unito è di ben 34 miliardi di dollari all’anno.

Inoltre, i professionisti dell’IT registrano in media il 20% di risparmi sui costi complessivi dopo aver abbandonato l’ambiente on-premise, secondo uno studio condotto da Office 365.

Quindi, la vera domanda non è cosa sia più economico, ma se si stia adottando una visione a breve o a lungo termine.

Stai confrontando solo i costi visibili e iniziali?
Oppure valuti il quadro generale, considerando il costo totale di proprietà, dal tempo del personale IT alle sostituzioni dei server?

Oltre la punta dell’iceberg, troverai un lungo elenco di modi in cui il cloud ti permette di risparmiare denaro nel lungo periodo.

Ecco i cinque modi in cui il cloud può consentire di tagliare i costi nascosti dell’iceberg:

Ridurre, o perfino eliminare, il costo degli imprevisti gravi

L’importo medio speso da un’azienda per il tempo di inattività è di 5.600 dollari al minuto, secondo una ricerca del 2014 condotta da Gartner (immaginiamo quanto sia salito in quasi 10 anni…).

Inoltre, dal 2014 quella stima non ha fatto che aumentare e report più recenti parlano di una cifra che si attesta intorno ai 9.000 dollari.

Naturalmente, questa è solo una media e alcune aziende hanno molto di più da perdere, come Facebook, la cui interruzione di 14 ore nel 2019 ha causato una perdita di circa 90 milioni di dollari.

In un ambiente on-premise il tempo di inattività ricade direttamente sulle spalle del team IT e può avere importanti ripercussioni su ogni aspetto aziendale: fatturato, produttività interna, sanzioni per inosservanza degli SLA, straordinari o costi del personale reperibile in caso di emergenza.

Si tratta di una delle maggiori opportunità di risparmio sui costi offerte dal cloud. Invece di affidare la responsabilità del tempo di attività al team e sperare che server e sistemi siano in grado di gestire un imprevisto grave, rivolgiti a un fornitore di servizi cloud. Atlassian, ad esempio, garantisce un tempo di attività del 99,95% e, qualora si verifichi un imprevisto, offre le risorse necessarie per risolverlo, in modo rapido e senza costi aggiuntivi per te.

Libera il tuo team IT: sappiamo tutti che il tempo è denaro

Pensa a tutte le attività che l’IT deve svolgere per gestire i server on-premise e sicuramente avrai un lungo elenco:

  • miglioramenti delle prestazioni,
  • aggiornamenti pianificati,
  • patch di sicurezza,
  • sostituzioni dei server,
  • installazioni di VPN per l’accesso remoto,
  • gestione degli imprevisti,
  • gestione delle modifiche,
  • integrazioni manuali,
  • ecc. ecc.

Con il passaggio al cloud tutti questi task ricadono direttamente sulle spalle del fornitore scelto, che avrà la responsabilità di aggiornare la sicurezza ed eseguire la manutenzione dei server, sostituire la tecnologia obsoleta con nuova tecnologia ed eseguire l’aggiornamento regolare del software per gestire richieste di funzioni e bug.

cloud team it

Questo offre ai team IT, che solitamente si posizionano nella fascia più alta della scala retributiva, la possibilità di concentrarsi su attività strategiche o urgenti invece che su quelle ripetitive ed è anche il motivo per cui il 74% delle organizzazioni afferma che il cloud offre al proprio team un vantaggio competitivo.

Con il Cloud riduci i costi fisici e operativi

L’ambiente on-premise comporta anche numerosi costi operativi e fisici nascosti che non sono presenti in un ambiente cloud, ad esempio:

  • Server
    Con una vita media di 3-5 anni, i server devono essere riparati e sostituiti fisicamente a intervalli di tempo regolari.
  • Supporto dei server
    Sistemi di bilanciamento del carico, controllo del clima, rack di server, parti di ricambio, oltre ai server stessi: l’ambiente on-premise comporta la presenza di hardware di supporto, componenti e asset fisici che devono essere acquistati, sottoposti a manutenzione e sostituiti a intervalli di tempo regolari.
  • Rinnovo del software/delle licenze ed eccessivo numero di licenze
    Secondo uno studio, la presenza di un numero eccessivo di licenze comporta per le aziende statunitensi e britanniche un costo fino a 34 miliardi di dollari all’anno. Per evitare di cadere in questa insidia comune, le aziende devono tenere rigorosamente traccia di chi siano le persone che hanno bisogno di un determinato software; in alternativa, devono passare al cloud, dove il numero di utenti può spesso essere monitorato, aggiornato e visualizzato automaticamente dagli amministratori.
  • Bollette dell’elettricità
    Se il sovradimensionamento riguarda l’80% dei server significa che l’80% delle aziende on-premise utilizza più energia di quella necessaria e paga bollette elettriche più alte del dovuto.
  • Immobili/spazio
    I server fisici richiedono spazio fisico, il che significa che il passaggio al cloud permette di allocare lo spazio esistente ad altri utilizzi o che è possibile eliminare completamente dal budget gli immobili adibiti al data center.
  • Manutenzione
    La manutenzione dei server spesso richiede personale temporaneo o terzisti, una voce di costo che è possibile eliminare quando si delega tale responsabilità al fornitore di servizi cloud.
  • Tempo di gestione degli asset/audit
    Quanto più elevato è il numero di asset a disposizione del team IT (compresi i server fisici, i sistemi di bilanciamento del carico e i componenti e gli asset non fisici come le licenze software e i database), tanto maggiore deve essere il monitoraggio dell’attività di gestione degli asset. Ciò comporta più tempo, risorse e impegno mentale in generale.

Ridurre i costi ambientali con il cloud

La maggior parte delle persone vorrebbe contribuire maggiormente alla tutela dell’ambiente per il semplice motivo che è la cosa giusta da fare.

La buona notizia è che, nel rapporto tra ambiente on-premise e cloud, quest’ultimo rappresenta non solo la scelta più ecologica, ma anche quella più conveniente.

Il motivo risiede, naturalmente, nel fatto che l’energia ha un costo, che aumenta se la quantità utilizzata è maggiore di quella necessaria. Quindi, quando diciamo che il cloud è fino al 98% più ecologico rispetto all’ambiente on-premise, diciamo anche che è più conveniente.

Annullare il costo della scalabilità con il cloud

La stragrande maggioranza delle risorse on-premise (80%) è sovradimensionata, il che significa che le aziende pagano per una potenza di elaborazione molto maggiore di quella di cui hanno bisogno.

In questi casi, il passaggio a un servizio cloud, che è scalabile automaticamente in tutte le direzioni, potrebbe far risparmiare a queste aziende fino al 30% all’anno.

Il problema in questo caso è che, con l’hosting on-premise, il team IT formula delle ipotesi ragionate sulla quantità di potenza di elaborazione che sarà necessaria. Se le ipotesi sono stimate in eccesso, paghi per le risorse, in termini di server, sistemi di bilanciamento del carico ed elettricità, di cui non hai bisogno. Se, invece, le ipotesi del team sono stimate in difetto, in futuro ti aspetta un lungo e costoso processo di adattamento manuale. Devi aggiungere più server o più potenza di elaborazione per soddisfare la domanda e ciò comporterà dispendio di denaro e manodopera, per non parlare delle settimane, o dei mesi, in cui i servizi saranno lenti o non disponibili e dell’impatto che potrebbero avere sui profitti e sulla fidelizzazione dei clienti. Un’ipotesi errata in entrambe le direzioni, quindi, può avere un impatto importante sui profitti.

La soluzione è quella di scegliere un servizio cloud con opzioni di scalabilità automatica. In presenza di picchi di utilizzo, la potenza di elaborazione aumenta per soddisfare la domanda. Quando l’utilizzo rallenta, la potenza si riduce per consentirti di risparmiare denaro.

Calcolo dell’investimento e dei guadagni

La parte difficile di questa formula è il calcolo dei due numeri necessari per il ROI.

Per comprendere l’investimento iniziale nella migrazione da un ambiente on-premise al cloud, occorre sommare:

  1. il costo dei servizi professionali,
  2. delle risorse interne,
  3. delle licenze software,
  4. della migrazione dei dati,
  5. dell’abbonamento al cloud
  6. e di qualsiasi riqualificazione necessaria per utilizzare gli strumenti cloud (se diversi da quelli on-premise).

Quindi, per calcolare i guadagni, occorre sommare:

  1. i risparmi sull’hardware,
  2. le licenze software,
  3. l’energia,
  4. gli immobili,
  5. le sale server,
  6. i data center,
  7. la manutenzione (compreso il tempo dei dipendenti e dei terzisti esterni),
  8. il tempo di gestione delle risorse,
  9. il tempo di gestione degli asset,
  10. il tempo di gestione delle modifiche,
  11. gli aggiornamenti della sicurezza,
  12. gli aggiornamenti delle funzionalità
  13. e il team IT o la riduzione del personale.

Più difficili da calcolare prima di effettuare il passaggio, ma comunque importanti, sono il costo dei tempi di inattività (anche una riduzione di un’ora all’anno può far risparmiare alle aziende centinaia di migliaia di euro), l’aumento delle prestazioni e il tempo risparmiato dai team non tecnici che hanno un accesso più rapido a nuove funzioni in grado di aumentare la produttività, la collaborazione e la sicurezza.

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Siamo a disposizione per valutare con voi la soluzione più adatta alle vostre esigenze.

Possiamo fornire il ​​nostro supporto su:

  1. Stima dei costi di licenza in ciascuno dei casi sopra indicati.
  2. Stima dei costi di migrazione.
  3. Dubbi, domande, incertezze sul cloud, la privacy e la convenienza della migrazione.

Herzum è una società di consulenza internazionale, uno dei più grandi partner Atlassian nel mondo. Il gruppo è stato creato nel marzo 2000 a Chicago e ha uffici in Italia, India e Regno Unito ed è impegnato a espandere la sua presenza geografica dal 2016. Fornisce servizi Agile e DevOps di ultima generazione, consulenza avanzata a livello aziendale , così come lo sviluppo di applicazioni personalizzate per le aziende di tutto il mondo. Herzum gestisce progetti e organizzazioni dalla fase di avvio al livello di Fortune 100.

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