Quando siamo stati contattati da Dico Technologies, quasi un anno fa in piena pandemia da Covid-19 siamo stati davvero colpiti dal loro progetto.
Tutti noi di Herzum, infatti, durante questo periodo ci siamo commossi e chiesti come potevamo fare la nostra parte per dare un contributo reale ai problemi legati alla sanità che, giorno dopo giorno, ri-scoprivamo esistere.
Quando Aldo Padova, CEO di Dico Technologies e Giacomo Bellani, Scientific Director, ci hanno chiamati e (dopo alcune riunioni e proposte) scelti come partner, siamo stati più che lieti di avere l’opportunità di dare il nostro contributo.
E, a progetto quasi pronto per la commercializzazione, possiamo dire che per noi di Herzum questa è stata una delle sfide più interessanti e motivanti che abbiamo affrontato negli ultimi tempi.
Il progetto Dico/Herzum
L’azienda ci ha contattati per creare un sistema adattivo di riconoscimento gestuale che permetta a pazienti (per il momento solo se ricoverati in strutture sanitarie e impossibilitati a parlare, ma in futuro potrà essere utilizzato anche in pazienti a regime di cure domiciliari) di scrivere le proprie esigenze in modo semplice e di comunicarle al personale medico e ai familiari.
In particolare, Dico Technologies aveva bisogno di un partner tecnologico per creare da zero un dispositivo innovativo, pensato specificamente per permettere la comunicazione dei pazienti intubati o tracheostomizzati ricoverati nei reparti di terapia intensiva, quindi:
- un algoritmo che, dopo una breve fase di apprendimento, sia in grado di “tradurre” qualsiasi movimento che il paziente può compiere (con la testa, una mano, un piede o un arto) in una parola o in una frase comprensibile dagli operatori sanitari o i familiari.
- un’APP dedicata che preveda differenti modalità di interazione e che si possa adattare alle diverse caratteristiche e le peculiarità di ogni singolo paziente.
Si può fare!!!
La maggiore problematica che abbiamo dovuto affrontare nella creazione dell’algoritmo per DICO è dovuta al fatto che, anche se le persone in terapia intensiva sono per la maggior parte del tempo coscienti (si stima circa il 70%) potrebbero comunque, in molti casi, avere delle limitazioni motorie (traumi, anestesia, etc.) e, quindi, l’algoritmo doveva prevedere queste casistiche e risolvere la situazione di ogni singolo paziente.
La sfida primaria, quindi, non era solo quella di creare un sistema che potesse interpretare i movimenti del paziente, indipendentemente dal posto in cui il sensore di movimento viene posizionato (ad esempio: testa, mani, piedi…) ma che tenesse anche conto delle possibili limitazioni del gesto (movimento lento, a scatti, su un solo asse, con poca ampiezza, etc etc).
Inoltre i programmatori di Herzum hanno dovuto studiare un algoritmo che facesse in modo che il dispositivo fosse in grado di suggerire nel migliore dei modi le parole e i testi durante la scrittura stessa.
Nel white paper potrai scoprire come abbiamo operato e il risultato ottenuto.
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